Deprescrivere: quanto è complesso ridurre o interrompere una terapia non più necessaria?

Le terapie farmacologiche sono indubbiamente una delle risorse fondamentali di cui disponiamo per tutelare e promuovere la nostra salute. Tuttavia, il processo di formulare una diagnosi e scegliere un trattamento farmacologico appropriato è complesso. Non è raro che a un paziente vengano prescritti più farmaci di quelli realmente necessari, né che terapie appropriate vengano utilizzate in modo errato. La conseguenza diretta è un aumento dei problemi legati ai farmaci, degli eventi avversi legati al loro utilizzo, dei tassi di ospedalizzazione e mortalità, insieme allo spreco di risorse sanitarie e ai costi aggiuntivi per la sanità. 

Una delle condizioni in cui la scelta delle terapie è particolarmente complessa è la coesistenza di più patologie croniche, una condizione nota come comorbidità. La presenza di una patologia cronica implica, generalmente, l’assunzione di una terapia correlata; quando subentra una seconda patologia cronica, viene tendenzialmente avviata una seconda terapia e via dicendo: questa condizione è nota come politerapia.

Si tratta di fenomeno tipico negli anziani che, per via tutti quei fattori biologici e biomolecolari che caratterizzano l’invecchiamento, sono maggiormente esposti a patologie polmonari, metaboliche, muscoloscheletriche, neurologiche, cardiovascolari e tumori. Un quadro di politerapia può diventare problematico per diversi motivi. In linea di principio, ogni terapia dovrebbe essere rivalutata a distanza di tempo, per stabilire se sia opportuno mantenerla, modificarla o sospenderla. Effettivamente, le condizioni di un paziente possono cambiare nel tempo, rendendo il trattamento non più adeguato oppure non più necessario.

Inoltre, questa revisione delle terapie già in corso, un processo che prende il nome di medication review, dovrebbe essere a maggior ragione affrontata nel momento in cui il medico prescrive un nuovo trattamento, così da evitare che farmaci diversi interagiscano tra loro, con conseguenze avverse sul paziente. Queste considerazioni potrebbero rendere opportuna la sospensione di un trattamento, in altre parole la sua deprescrizione: un processo di sospensione di un trattamento inappropriato, supervisionato da un professionista sanitario, con l’obiettivo di gestire la politerapia e migliorarne i risultati. Anche se esistono alcuni strumenti dedicati di supporto, l’attuazione del processo richiede comunque una valutazione completa del paziente da parte del medico di medicina generale.

Per capire le attitudini nei confronti della deprescrizione, quali sono le percezioni dei medici, ma anche eventuali barriere e come questo processo viene affrontato nella pratica clinica quotidiana, abbiamo sottoposto ai medici di medicina generale un questionario online composto da 20 domande, diffondendolo tramite social, contatti ed associazioni di medici e coinvolgendo i dipartimenti di cura primaria delle aziende sanitarie locali.

Abbiamo raccolto le risposte di 617 medici nel corso di 8 mesi, con una distribuzione equilibrata per anni di esperienza professionale ed equamente distribuita per sesso. 

Solo il 2% dei medici che hanno risposto al questionario non attua deprescrizione. Al contrario, il 23,0% ha riferito di deprescrivere spesso o molto spesso, senza differenze significative tra i sessi e in base agli anni di esperienza professionale. Il 77,1% riferisce di considerare il processo di deprescrizione rilevante o molto rilevante nella pratica clinica quotidiana, ma questa convinzione tende a diminuire con l’aumentare degli anni di esperienza. I medici hanno indicato che le ragioni principali di deprescrizione sono le variazioni del rapporto rischio-beneficio, considerando i cambiamenti nel tempo di comorbilità e terapie concomitanti (83,3%), e le reazioni avverse potenziali alle terapie croniche (77,6%). 

L’89,6% dei medici preferisce effettuare la deprescrizione valutando la situazione individuale di ciascun paziente, basandosi anche sulla propria esperienza. Alternative meno utilizzate, ma predilette dai medici più giovani, includono l’utilizzo delle linee guida e di criteri riportati in letteratura. L’andamento del processo di deprescrizione, una volta attuato, viene monitorato preferenzialmente pianificando visite o discussioni telefoniche con il paziente (52,6%), o aspettano la prima visita disponibile per interagire con il paziente (31,5%). Emerge inoltre che i medici più anziani preferiscono pianificare incontri o discussioni telefoniche, una scelta preferita anche dai medici di sesso femminile, mentre i giovani medici tendono ad attendere un feedback dal paziente.

Tra le barriere identificate, quelle più gravose sono la comunicazione limitata tra specialisti e medici di medicina generale, che ostacola il coordinamento e la gestione dei pazienti (71,7%), e l’incertezza dei pazienti riguardo l’interruzione delle terapie, legata a sicurezza, fiducia nel trattamento e mancanza di comprensione sui benefici della deprescrizione (53,4%). Emerge anche il bisogno di raccomandazioni mirate da parte delle società scientifiche (37,8%) e la necessità di maggior disponibilità di tempo per poter integrare la valutazione delle terapie nella pratica clinica quotidiana (34,9%). 

Il nostro questionario evidenzia il crescente interesse tra i medici di medicina generale per quanto riguarda la politerapia, la medication review e l’importanza del processo di deprescrizione, ma sottolinea anche come la mancanza di linee guida specifiche, di adeguate misure di facilitazione e di formazione mirata rappresentino ostacoli significativi che richiedono interventi da parte delle istituzioni sanitarie per garantire una gestione ottimale dei trattamenti farmacologici e migliorare la qualità delle cure fornite.

Si potrebbero fare alcuni passi per migliorare la situazione. Prima di tutto, va sollecitata la creazione di linee guida semplici e facili da seguire per aiutare i medici, insieme ad una maggiore offerta di corsi e formazione sull’argomento. In parallelo, è cruciale il coinvolgimento dei pazienti, che chiedono di essere parte attiva e informata nelle scelte terapeutiche, e con cui le decisioni di prescrizione e deprescrizione devono essere del tutto condivise. Inoltre, la crescente disponibilità di tecnologie risulta un potenziale alleato, grazie alla disponibilità dei dati elettronici dei pazienti che possono essere processati per fornire supporto ai medici di base nella gestione quotidiana delle pratiche cliniche, facilitando così il processo decisionale finale.

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