Negli ultimi 20 anni si è osservato un aumento significativo di alcune patologie, come cancro, malattie infiammatorie, autoimmuni e disordini neurologici, principalmente nelle città a maggior tasso di industrializzazione. Tra le principali cause di questa maggior incidenza ritroviamo vari fattori ambientali, tra i quali gli interferenti endocrini.
Gli interferenti o distruttori endocrini sono sostanze in grado di interferire con la normale azione ormonale, producendo effetti avversi sulla salute dell’uomo e dell’animale. Spesso mimano l’azione degli ormoni endogeni e interagiscono con i loro recettori, causando di conseguenza scompensi a livello ormonale. Il sistema endocrino è essenziale per la nostra salute, in quanto regola e controlla il rilascio di ormoni, garantendo l’equilibrio di tutti i processi fisiologici dell’organismo.
Gli esseri umani possono essere esposti a interferenti endocrini quotidianamente attraverso l’alimentazione (tramite alcuni tipi di funghi e i fitoestrogeni presenti nella soia), l’esposizione ad alcuni pesticidi, alcuni farmaci (ad esempio le pillole anticoncezionali), l’esposizione a sostanze di uso quotidiano, il contatto con oggetti utilizzati per la cura della persona o l’esposizione a prodotti industriali e inquinanti ambientali. L’Unione Europea al momento ha classificato 564 sostanze come sospetti interferenti endocrini, per 66 dei quali vi sono prove di effettiva attività avversa nei confronti del sistema endocrino.
Tra gli interferenti a cui siamo maggiormente esposti vi sono gli idrocarburi policiclici aromatici (presenti nei gas di scarico, nel fumo di sigaretta, nella carne alla griglia e nei prodotti alimentari affumicati), il benzene (anch’esso prodotto in seguito a combustione), gli ftalati (presenti nel PVC e negli smalti per unghie) e il bisfenolo A (presente in giocattoli, bottiglie di plastica e nel rivestimento di lattine per alimenti).
I distruttori endocrini sono quindi un gruppo eterogeneo di sostanze presenti nell’ambiente, di origine naturale o artificiale, con la potenzialità di causare danni alla salute umana, anche gravi. Dalla loro numerosità e potenziale pericolosità nasce quindi l’esigenza di studiarne gli effetti avversi sul nostro organismo. L’esposizione a interferenti endocrini potrebbe quindi accrescere la probabilità di effetti avversi, sia nel breve sia nel lungo termine.
Gli effetti principalmente indagati a seguito di esposizione a interferenti endocrini sono quelli a carico del sistema riproduttivo. Inoltre, negli ultimi anni sta emergendo l’importanza della connessione tra il sistema endocrino e altri sistemi, come quello nervoso e immunitario. Quindi, la maggior incidenza di patologie che coinvolgono il sistema immunitario e la stretta connessione esistente tra questi due sistemi ha evidenziato l’esigenza di analizzare gli effetti avversi dei distruttori endocrini sull’immunità. Il sistema immunitario, soprattutto in alcune fasi temporali, è suscettibile a stimoli esterni, quindi l’esposizione a distruttori endocrini potrebbe portare a esiti avversi.
Inoltre, è noto come una prolungata disfunzione del sistema immunitario aumenti il rischio di sviluppare diverse patologie, tra cui un’aumentata suscettibilità a infezioni, allergie e processi autoimmuni. Da qui emerge l’esigenza di indagare l’immunotossicità associata agli interferenti endocrini, a cui quotidianamente la popolazione è esposta.
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