L’era delle pandemie: quando COVID-19 convive con l’obesità

L’obesità è caratterizzata da un eccesso di tessuto adiposo e, come vi avevamo accennato in un post precedente la sua prevalenza è in crescita in tutto il mondo specie nell’infanzia e nell’adolescenza: 1 bambino su 5 è sovrappeso e 1 bambino su 10 è obeso.

L’obesità è associata allo sviluppo di diverse comorbidità, tra cui diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari, che concorrono a peggiorare lo stato di salute del paziente. La malattia da Coronavirus (COVID-19) determina l’insorgenza di una severa sindrome respiratoria acuta e ha assunto le caratteristiche di pandemia data la sua diffusione globale.

Lo sviluppo dei vaccini ha consentito di ridurre i casi di pazienti che richiedono l’ospedalizzazione, ma gli studi condotti in questi 3 anni di pandemia (Obesity and Risk of COVID-19 Infection and Severity: Available Evidence and Mechanisms | SpringerLink, Obesity as an adipose tissue dysfunction disease and a risk factor for infections – Covid-19 as a case study – European Journal of Internal Medicine (ejinme.com), When Pandemics Collide: the Interplay of Obesity and COVID-19 | SpringerLink, Obesity and COVID-19 in children and adolescents: a double pandemic. | Acta Biomedica Atenei Parmensis (mattioli1885journals.com)) suggeriscono un’associazione tra obesità e rischio di sviluppare gravi sintomi in seguito all’infezione da SARS CoV2.

Nei pazienti obesi la tempesta citochinica tipica del COVID-19 va a sovrapporsi ad una condizione preesistente di infiammazione cronica di basso grado. Inoltre, anche gli adipociti, le cellule del tessuto adiposo, possono essere infettate da SARS CoV2 poiché esprimono sulla loro superficie l’enzima di conversione dell’angiotensina ACE2.

Uno studio recente condotto dal gruppo di Saverio Cinti ha dimostrato che gli adipociti umani infettati da SARS CoV2 hanno una minore vitalità. L’analisi istologica dei tessuti adiposi viscerali di pazienti con COVID-19 rispetto ai controlli ha evidenziato una maggiore presenza di macrofagi infiltrati che si dispongono a corona attorno agli adipociti, cosa che avviene se gli adipociti sono sottoposti a stress e conseguente morte.

Alla morte di queste cellule si accompagna il rilascio di lipidi che può concorrere allo sviluppo di embolia adiposa, l’ostruzione di un’arteria o di una vena dovuta ad un accumulo di grasso. Questa condizione è normalmente presente nei soggetti obesi, ma viene esacerbata dalla malattia da Coronavirus e ciò può spiegare, almeno in parte, perché i soggetti obesi abbiano una prognosi sfavorevole in caso di COVID-19.


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