Una lente di ingrandimento sulla microglia

Il tessuto nervoso è costituito da diverse popolazioni cellulari, i neuroni e le cellule gliali (o semplicemente GLIA), che sono in stretta comunicazione tra loro. Oggi siamo ormai lontani dalle prime teorie che attribuirono alla glia un ruolo del tutto passivo, considerandola solo un insieme di elementi che riempiono “lo spazio non occupato dai neuroni”. In realtà la glia, ovvero astrociti, microglia e oligodendrociti, sono cellule che oltre ad offrire un sostegno strutturale al tessuto nervoso, sono anche in grado di comunicare ed interagire finemente con i neuroni a livello della sinapsi, cioè in prossimità di quelle strutture specializzate responsabili della trasmissione di informazioni.

Lo scorso 19 dicembre, presso la Sala Napoleonica della nostra Università, abbiamo cercato di fare il punto della situazione sulla MICROGLIA (linke gli interventi dei relatori hanno dato spunti interessanti per alcuni approfondimenti che vi riporto.

È ormai chiaro che, al di là del ruolo di “sentinelle” del territorio cerebrale, (link)la microglia riveste numerose funzioni specifiche che hanno importanti implicazioni nella neurodegenerazione associata alle malattie neurologiche. 

Sofisticate tecniche di microscopia “live imaging” hanno aiutato ad evidenziare la straordinaria abilità delle cellule microgliali nell’inglobare neuroni morti o danneggiati. Inoltre, la microglia risulta essere fondamentale fin dalle primissime fasi dello sviluppo del cervello, perché coinvolta nel processo chiamato “synaptic pruning”, cioè nell’eliminazione di sinapsi “deboli” non necessarie, che devono essere rimosse per una corretta formazione dei circuiti nervosi. Un componente cha aiuta la microglia a svolgere questa attività da “abile spazzino” è il recettore TREM2. L’eliminazione di questo recettore impedisce la rimozione delle sinapsi “deboli”, causando una ridotta connettività cerebrale, che si traduce in un deterioramento delle interazioni sociali e in un aumento dei comportamenti ripetitivi, sintomi tipici dello spettro autistico. 

Sono stati presentati anche alcuni studi che cercano di far luce sulle risposte che le “sentinelle” del tessuto nervoso mettono in atto durante la patologia. Infezioni perinatali, ischemia cerebrale e malattie neurodegenerative, come sclerosi laterale amiotrofica e sclerosi multipla, cioè qualsiasi evento che porta ad alterazione dell’omeostasi cerebrale, scatenano rapidi e profondi cambiamenti nella forma, nell’espressione genica e nelle funzioni della microglia. Tale processo è definito come “attivazione microgliale” e consiste in diversi eventi biologici durante i quali la microglia riduce la complessità dei propri processi cellulari acquisendo una forma detta “ameboide”, prolifera, diventa mobile e migra verso la sede di lesione o di infezione. Questa risposta di per sé non ha un ruolo dannoso, ma in condizioni di malattia può diventare pericolosa e contribuire alla neurodegenerazione. Comprendere fino in fondo i meccanismi coinvolti aiuterebbe a controllare la “sregolazione” della microglia e la risoluzione della malattia.

Inoltre, oggi sappiamo che la microglia ha un comportamento diverso nei due sessi. Nei maschi le cellule sono più attive e aggressive, mentre quelle delle femmine attivano maggiormente geni e proteine che hanno una funzione di riparazione dei danni. Queste scoperte hanno importanti ricadute per lo sviluppo di terapie differenziate nelle malattie neurologiche.

Infine, ulteriori studi dimostrano che le cellule microgliali possiedono una tale plasticità funzionale da renderle protagoniste anche di meccanismi di tipo protettivo, ma questo sarà argomento di approfondimento di un altro post.

Alcune referenze dei relatori coinvolti al convegno per ulteriori approfondimenti scientifici (cliccare sui rispettivi presentatori)

Gressens P., Peri F., Filipello F., Villa A., Limatola C., Apolloni S. e Furlan R.


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