Cosa sono i PFAS e quanto sono pericolosi per la nostra salute?

Le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS), sono un gruppo eterogeneo di oltre 4700 sostanze chimiche ampiamente utilizzate in industria a partire dagli anni ’50 per la produzione di oggetti di uso quotidiano come padelle antiaderenti, contenitori per alimenti, tessuti idrorepellenti, cosmetici e liquidi ritardanti di fiamma presenti all’interno degli estintori.

Il grande utilizzo in differenti contesti industriali è dovuto alle loro uniche proprietà fisico-chimiche conferite dal legame carbonio-fluoro presente all’interno di queste molecole. Tale legame impartisce versatilità, resistenza, resilienza e durabilità alle sostanze in cui sono inseriti, tuttavia risulta essere anche il limite di utilizzo di questa classe di composti in quanto tale legame non è facilmente distruttibile e per questo tali sostanze risultano essere non biodegradabili.

Per i motivi citati sono definite “sostanze chimiche persistenti” e in seguito al grande utilizzo nel corso del tempo si sono accumulate nell’ambiente causando una contaminazione globale che riguarda sia l’ambiente che gli organismi viventi. Data la loro capacità di accumulo, la concentrazione di PFAS risulta essere bioamplificata man mano che si sale lungo la catena alimentare. 

I PFAS sono classificati anche come interferenti endocrini, ovvero sostante capaci di alterare alcuni processi dell’organismo che coinvolgono gli ormoni sessuali e che sono quindi responsabili dello sviluppo, del comportamento e della fertilità. Tuttavia, il sistema endocrino è un sistema altamente integrato e alterazioni a questo livello portano a patologie e alterazioni in differenti sistemi cellulari ad esso connessi. Recenti studi hanno mostrato che gli effetti causati da tali sostanze si riscontrano in seguito a esposizioni prolungate nel tempo. 

Esposizioni croniche ai PFAS possono provocare patologie connesse con il sistema endocrino come cancro ai testicoli, malattie della tiroide, ipertensione in gravidanza ma anche tumore ai reni, colite ulcerosa, ipercolesterolemie e alterazioni a carico del sistema immunitario. Recenti ricerche hanno inoltre messo in luce l’incremento delle patologie neonatali e delle donne in gravidanza nelle aree più contaminate: diabete gestazionale, neonati più piccoli e sottopeso rispetto alla media e altre malformazioni maggiori, tra cui anomalie del sistema nervoso, del sistema circolatorio e cromosomiche.

In Europa si è appena conclusa un’iniziativa di biomonitoraggio umano (HBM4EU) che ha visto coinvolti 28 paesi oltre all’Agenzia europea dell’ambiente e alla Commissione europea. Il periodo di monitoraggio va dal 2017 al 2021 e ha generato conoscenze relative al possibile impatto dell’esposizione ai PFAS sulla salute umana. Per maggiori informazioni a riguardo è possibile consultare il sito web di seguito riportato (https://www.hbm4eu.eu/hbm4eu-substances/per-polyfluorinated-compounds/).

A seguito di questo e altri studi relativi agli effetti dannosi dei PFAS, la Commissione Europea, nel dicembre 2022, ha inserito nuove norme per proteggere i cittadini da sostanze chimiche potenzialmente dannose per il sistema immunitario, lo sviluppo fetale e alti livelli di colesterolo. Le nuove norme limitano, a partire dal 1° gennaio 2023, i livelli di quattro tra i principali PFAS negli alimenti (si tratta dell’acido perfluorottano sulfonato (PFOS), l’acido perfluoroottanoico (PFOA), l’acido perfluorononanoico (PFNA) e l’acido perfluoroesano sulfonico (PFHxS)).  Nello stabilire le dosi settimanali tollerabili gli esperti hanno ritenuto che l’effetto più critico per la salute umana sia la diminuita risposta del sistema immunitario alle vaccinazioni. 

Se da un lato si conoscono gli effetti che esposizioni a lungo termine di queste sostanze causano, dall’altro non sono ancora ben chiari i meccanismi d’azione con cui queste sostanze inducono gli effetti sopra riportati. Per questo motivo, diversi laboratori in tutto il mondo, tra cui il laboratorio di Tossicologia del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari “Rodolfo Paoletti” dell’Università degli Studi di Milano, si stanno impegnando per colmare queste lacune, comprendere il meccanismo d’azione con cui queste sostanze agiscono ed eventualmente trovare sostanze con le stesse proprietà chimico-fisiche e funzionali, ma che risultino essere meno dannose per l’uomo e per l’ambiente. 

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