La depressione è molto più che un disturbo cerebrale, colpisce tutto il corpo poiché aumenta il rischio di: malattie cardiache, ipertensione, ictus, diabete e cancro, solo per citare alcuni esempi. Queste conseguenze aggiungono ancora più complessità alla malattia, per la quale possiamo solo ipotizzare una complessa interazione tra ambiente, genetica e sistema immunitario. La scoperta che gli antidepressivi portano ad un aumento dei neurotrasmettitori, come la serotonina il noto come “ormone della felicità”, ha inizialmente supportato la teoria che il deficit di alcuni ormoni porti alla depressione.
È stato scoperto che i pazienti con questa patologia mostrano un alto profilo infiammatorio, ciò ha aperto la strada all’ipotesi secondo cui l’infiammazione nel cervello impedisce la produzione di ormoni, influenzando di conseguenza lo stato d’animo delle persone. Questa correlazione è supportata dal fatto che la fornitura di farmaci antinfiammatori, a pazienti depressi, apporta benefici alla sintomatologia. Il sistema immunitario è dotato di recettori in grado di rilevare la serotonina e di conseguenza modificare la propria risposta.
Tuttavia, non tutti i pazienti depressi mostrano infiammazione o migliorano con questa tipologia di farmaci. È stato dimostrato che gli antidepressivi tradizionali hanno anche un effetto antinfiammatorio e sono meglio tollerati dei classici farmaci antinfiammatori. Inoltre, è stato recentemente scoperto che alcuni antidepressivi sono inibitori funzionali della sfingomielinasi acida (A-SMase), per questo definiti FIASMA.
L’A-SMase è un enzima che produce ceramidi, lipidi normalmente presenti sia nel cervello che in tutto il corpo. Queste molecole non solo aiutano a mantenere la struttura delle cellule, ma quando si accumulano nelle membrane cellulari, hanno la tendenza a raggrupparsi in piattaforme che modificano l’organizzazione e la permeabilità della membrana stessa, facilitando l’attaccamento di altre molecole e inducendo infiammazione. Questa formazione a sua volta attiva maggiormente A-SMase, instaurando un circolo vizioso che porta all’aumento di ceramidi e all’attivazione del sistema immunitario.
Il precedente meccanismo potrebbe spiegare perché la depressione colpisce tutto il nostro organismo, infatti le ceramidi sono naturalmente presenti in tutti i nostri organi e qualsiasi loro squilibrio potrebbe comportare ripercussioni negative.
Questa teoria offre inoltre nuovi spunti di indagine per l’azione degli antidepressivi. Infatti, le ceramidi, essendo localizzate nelle pareti cellulari, svolgono un ruolo importante per l’ingresso e l’elaborazione di agenti patogeni, come batteri o virus. Anche l’infezione e l’infiammazione attivano contemporaneamente la via A-SMase/ceramidi. È stato dimostrato che diversi antidepressivi, che agiscono come FIASMA, prevengono infezioni da rhinovirus, virus ebola e SARS-CoV-2. Benché promettenti, è importante dare il giusto peso a questi dati preliminari. Risulta fuorviante pensare che gli antidepressivi possano essere una cura miracolosa, soprattutto considerando che questi studi sono stati eseguiti in vitro, cioè sulle cellule, e i risultati non possono essere semplicemente traslati direttamente all’uomo.
Questi studi tuttavia rappresentano un passo avanti nelle nostre conoscenze sugli antidepressivi, suggerendo utilizzi per scopi diversi da quelli finora previsti, magari affiancandosi a supporto di altre terapie, considerando la loro già verificata sicurezza.
Referenze:
- Carpinteiro A, Edwards MJ, Hoffmann M, Kochs G, Gripp B, Weigang S, et al. Pharmacological inhibition of acid sphingomyelinase prevents uptake of SARS-CoV-2 by epithelial cells. Cell Reports Med. 2020;(January):100142.
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- Kornhuber J, Müller CP, Becker KA, Reichel M, Gulbins E. The ceramide system as a novel antidepressant target. Trends Pharmacol Sci. 2014;35(6):293–304.
- Miller ME, Adhikary S, Kolokoltsov AA, Davey RA. Ebolavirus Requires Acid Sphingomyelinase Activity and Plasma Membrane Sphingomyelin for Infection. J Virol. 2012;86(14):7473–83.
- Penninx BWJH, Milaneschi Y, Lamers F, Vogelzangs N. Understanding the somatic consequences of depression: Biological mechanisms and the role of depression symptom profile. BMC Med. 2013;11(1):1–14.
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