E se il nemico fosse dentro di noi?

Quando si parla di virus è immediato pensare alle infezioni esogene che più o meno frequentemente e con conseguenze estremamente variabili colpiscono il nostro organismo. Molto meno immediato è pensare che ciascuno di noi contiene all’interno del proprio genoma un numero elevatissimo di sequenze virali, che vengono anche trasmesse alla propria discendenza. Ci stiamo riferendo ai Retrovirus Endogeni Umani, o Human Endogenous Retroviruses (HERV), la cui scoperta risale alla fine degli anni ’60, ma che spesso vengono considerati alla stregua di “junk DNA”.

Gli HERV sono residui di antichissime infezioni da parte di retrovirus umani esogeni, che hanno integrato il loro genoma all’interno del genoma delle cellule della linea germinale dell’uomo e che hanno, di conseguenza, subito un processo di fissazione ed endogenizzazione. Ad oggi, grazie ai risultati ottenuti dal progetto di sequenziamento del genoma umano, si sa che gli HERV rappresentano circa l’8% del nostro genoma, che nella maggior parte dei casi la loro attività replicativa viene silenziata da numerosi meccanismi epigenetici dell’ospite, quali la metilazione dei promotori, e che raramente si trova l’intera sequenza genomica retrovirale integrata nel genoma ospite. Ciononostante, la loro integrazione all’interno del nostro genoma può contribuire a modificare il normale funzionamento della cellula, mediante diversi processi molecolari: 1) l’ipometilazione può causare la riattivazione delle sequenze di HERV e la conseguente replicazione virale; 2) gli HERV possono codificare per proteine oncogene; 3) l’integrazione de novo degli HERV può causare la distruzione di geni codificanti per oncosoppressori; 4) i promotori degli HERV possono agire da promotori di protoncogeni e/o di fattori di crescita….

Il potenziale oncogeno degli HERV appare, quindi, evidente ed infatti negli ultimi 40 anni sono stati pubblicati un migliaio di lavori scientifici riguardanti la possibile associazione tra HERV e la patogenesi di diversi tumori umani. Solo 20 di questi riguardano, però, la possibile associazione tra presenza/attività di HERV e sviluppo del tumore al colonretto. Il mio progetto di dottorato in Medicina Molecolare e Traslazionale affronta due importanti tematiche: lo studio di virus come agenti potenzialmente trasformati e lo studio di virus anomali che sono già presenti nel nostro organismo. In particolare, insieme coi giovani ricercatori del gruppo di virologia molecolare, del DISBIOC, sotto la guida della Dott.ssa Serena Delbue e del Prof. Pasquale Ferrante, ci siamo chiesti se alcuni HERV, HERV-H, -K, -R e P fossero maggiormente espressi e differenzialmente regolati nei tessuti tumorali rispetto ai tessuti adiacenti sani, raccolti da soggetti affetti da tumore al colon retto durante la chirurgia ablativa del tumore.

I risultati preliminari che stiamo ottenendo sono sorprendenti e hanno ricevuto attenzione da parte della comunità scientifica internazionale, dal momento che ho avuto l’emozionante occasione di poterli presentare all’ultimo congresso dell’European Society of Clinical Virology, tenutosi a settembre ad Atene, e di essere premiata con un Travel Grant da parte della stessa ESCV. Durante il terzo e ultimo anno del mio percorso dottorato, speriamo di riuscire ad ottenere i risultati che ci permettano di completare questo complesso puzzle e di ricostruire, almeno in parte, il ruolo che alcuni degli HERV possono rivestire nello sviluppo del tumore al colonretto.


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