Mi chiamo Federica Galimberti e, dopo essermi laureata in Chimica e tecnologia farmaceutiche, ho deciso di intraprendere un percorso post-laurea presso La Statale di Milano; ora sono al secondo anno di dottorato in Scienze farmacologiche sperimentali e cliniche e, in particolare, sono un membro del SEFAP, il Servizio di epidemiologia e farmacologia preventiva, diretto da Alberico Catapano.
Il mio percorso di dottorato si inserisce in un progetto più ampio, il progetto EDU.RE.DRUG, finanziato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e volto a studiare in modo approfondito la pratica prescrittiva nella medicina generale di due regioni italiane, Lombardia e Campania.
Il processo prescrittivo rappresenta un passaggio essenziale per la promozione della salute. Nel momento in cui un soggetto accusa dei sintomi di malattia, si rivolge al proprio medico che, una volta effettuata la diagnosi, fornisce l’indicazione per il trattamento farmacologico; la prescrizione di tale trattamento dovrebbe essere appropriata e razionale.
Purtroppo questo non sempre avviene, a volte a causa di negligenza o superficialità da parte del medico, altre volte per difficoltà di comunicazione tra medico e paziente, altre ancora per la complessità della condizione del paziente, soprattutto se anziano e affetto da multimorbilità.
Ma cosa si intende per appropriatezza prescrittiva di un farmaco? Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si ha una prescrizione appropriata e razionale quando il paziente riceve il farmaco appropriato alle proprie necessità cliniche, in dosi che incontrano i bisogni individuali, per un adeguato periodo di tempo e al costo più basso possibile per lui e per la comunità. Si può affermare quindi che la prescrizione appropriata sia l’esito di un processo decisionale finalizzato a massimizzare i benefici per il paziente (tenendo conto del rapporto rischio-beneficio dei farmaci che vengono prescritti) nell’ambito delle risorse sanitarie disponibili.
Il fallimento del prescrivere in modo appropriato, che viene solitamente definito inappropriatezza prescrittiva, è diventato un problema sanitario globale, a causa della sua associazione con l’insorgenza di eventi avversi, con l’aumento delle ospedalizzazioni e della mortalità, e con l’utilizzo, o meglio lo spreco, di risorse sanitarie ed economiche. Esempi di inappropriatezze terapeutiche possono essere la prescrizione di farmaci controindicati negli anziani, la prescrizione di farmaci a rischio di interazioni farmacologiche, la presenza di duplicati terapeutici non necessari, l’inadeguato impiego del farmaco, sia per durata che per dosaggio (in eccesso o in difetto) o per tempi o modalità di somministrazione. Tutto ciò non solo mette a rischio il paziente, ma spesso compromette il livello di aderenza alla terapia.
Obiettivo primario del mio progetto è proprio quello di migliorare l’appropriatezza prescrittiva nella pratica clinica, soprattutto in pazienti anziani politrattati (tra i fattori predittivi più fortemente correlati all’uso inappropriato di farmaci emergono infatti la politerapia e l’età avanzata), e promuovere un uso corretto del farmaco. Il progetto infatti prevede un intervento formativo/informativo rivolto ai medici di medicina generale, costituito da un corso ECM online inerente a queste tematiche, e da un report personalizzato sul comportamento prescrittivo, e di un intervento educativo/divulgativo dedicato ai loro pazienti (distribuzione di poster e volantini presso le farmacie e gli ambulatori clinici).
Lascia un commento