Nel nostro paese si stimano ogni giorno più di mille nuovi casi di tumore, e in un anno si raggiungono circa 373.300 nuove diagnosi di cui il 52% fra gli uomini e il 48% fra le donne. Purtroppo questi numeri sono destinati ad aumentare grazie all’aumento dell’età media delle popolazioni dei paesi sviluppati. È quindi necessaria una strategia di intervento preventiva che eviti lo sviluppo e l’aggravamento della malattia.
Tra le classi di farmaci che mostrano attività chemopreventiva gli anti-infiammatori non steroidei (FANS) sono i più promettenti in commercio, infatti diversi studi associano il loro utilizzo (aspirina, ketorolac, diclofenac e ibuprofene) ad una prevenzione del tumore del colon e di altri tumori di tipo adenocarcinomatoso molto frequenti.
Nella sua lista di domande chiave per la lotta contro il cancro, il Prof. Harold Varmus, vincitore del premio Nobel per la medicina e fisiologia nel 1989, direttore dell’NIH (National Institute of Health) e dell’NCI (National Cancer Institute) americani, ha inserito la delucidazione del meccanismo anti-tumorale dei FANS come uno dei maggiori passi in avanti nella prevenzione del cancro.
Durante gli anni del Dottorato in Scienze Farmacologiche Sperimentali e Cliniche svolto nel laboratorio di Paolo Ciana abbiamo identificato un nuovo bersaglio responsabile dell’attività chemopreventiva dei FANS. Secondo i nostri studi, gli anti-infiammatori sono in grado di inibire in modo diretto l’azione dell’enzima deacetilasi SIRT1 e tale inibizione porta all’attivazione dell’oncosoppressore p53. Questo meccanismo è in grado di inibire l’iperproliferazione caratteristica delle prime fasi di carcinogenesi in vitro, in cellule di tessuto mammario murino, ed anche in pazienti. Lo studio sull’uomo, in particolare, condotto in collaborazione con l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) su un campione di 13 donne con tumore al seno, ci ha permesso di stabilire che il meccanismo di attivazione di p53 è stimolato dalla somministrazione di ketorolac, farmaco analgesico, durante la mastectomia. Questo interessante dato suggerisce una possibile spiegazione dell’attività preventiva degli anti-infiammatori nelle prime fasi di recidiva, riportata da studi osservazionali precedentemente descritta dalla letteratura.
Il lavoro pubblicato dal nostro gruppo di ricerca, disaccoppiando le proprietà anti-cancro e le proprietà anti-infiammatorie di questi farmaci, ha quindi fornito il razionale per lo sviluppo di nuovi FANS, utili per una strategia chemopreventiva sicura ed efficace.
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