Ogni anno a Natale, la vita di Tim Cratchit, meglio conosciuto a milioni di fans di “Canto di Natale” di Charles Dickens come il piccolo Tim, è in pericolo. Il Fantasma del Natale Presente afferma che la prognosi medica del ragazzino è chiara, prevedendo “un posto libero… e una gruccetta senza proprietario…”.
La storia di Dickens sulla trasformazione dell’avaro Ebenezer Scrooge è piena di eventi e personaggi con molteplici significati simbolici. Le visite di quattro fantasmi alla vigilia di Natale scuotono Scrooge e il suo cuore freddo si risveglia per scoprire la magia del Natale. Scrooge apre il suo portafoglio e Tim viene salvato.
Ma da cosa, esattamente, è stato salvato il piccolo Tim?
La precisa natura della sua malattia ha incuriosito per decenni i medici e gli storici della medicina e rimane oggetto di vivace dibattito tra gli studiosi. Dickens non ha mai specificato la diagnosi di Tim, ma riporta una raccolta di sintomi vaghi che potrebbero far pensare che il piccolo Tim potesse soffrire di una serie di patologie comuni in quegli anni, dal rachitismo vitamina D dipendente alla tubercolosi ossea. Ma anche un’altra patologia avrebbe potuto manifestarsi con questa descrizione di sintomi: la malattia reumatica (MR).
La MR è una patologia innescata da un’infezione da parte di un batterio: lo sreptococco beta-emolitico di gruppo A (ora che è stato nominato, chissà quanti genitori sobbalzeranno sapendo che si aggira nelle scuole di ogni ordine e grado…). La patologia si manifesta per la particolare sensibilità a questa infezione da parte di alcuni individui: le infezioni da streptococco (faringo-tonsilliti) sono infatti frequenti, ma solo una piccola parte dei pazienti che ne risulta colpita sviluppa la MR.
Si tratta è una malattia che può interessare più organi e apparati e che colpisce prevalentemente bambini di età compresa tra 5 e 15 anni.
Da uno studio condotto analizzando i registri di dimissione ospedaliera (le famose SDO, tanto care agli amministratori della sanità!) di pazienti residenti in Lombardia e di età fino ai 17 anni , dal 2014 al 2016, è emerso che 215 pazienti sono stati ricoverati in ospedale con la diagnosi di Malattia Reumatica.
Il sintomo più comune è la febbre, spesso alta, associata a malessere generale, pallore e stanchezza. Si possono avere dolore alle articolazioni (artralgie) e spesso anche gonfiore delle stesse articolazioni (artrite), che tipicamente migrano, ossia passano da un’articolazione all’altra. In circa la metà dei pazienti è presente un interessamento del cuore, che è la complicanza più significativa, definita anche cardiopatia reumatica (CR). La più importante delle sue manifestazioni cliniche cardiache è la valvulite, che coinvolge in particolare la valvola mitrale e la valvola aortica, con conseguenze talora croniche e invalidanti. Sebbene l’incidenza e la prevalenza di MR e CR stiano diminuendo nei paesi avanzati dall’inizio del ‘900, continuano a essere tra le principali cause di morbilità e mortalità tra i giovani nei paesi in via di sviluppo.
La crescente tendenza che è stata riscontrata suggerisce anche la necessità di un approccio multidisciplinare, specialistico, pediatrico che coinvolge diversi professionisti che, oltre al pediatra di libera scelta, promuovono la gestione della malattia basata sull’evidenza medica durante tutte le fasi della malattia. Il coinvolgimento del pediatra è fondamentale sia per prevenire la malattia sia per seguire i giovani pazienti che ne sono affetti. Ogni pediatra dovrebbe sempre tenere a mente il rischio di MR e, quindi, non dovrebbe sottovalutare neppure i primi sintomi attribuibili a una possibile infezione da streptococco beta-emolitico di gruppo A.
La gestione della MR, che coinvolge i pazienti fin dall’infanzia, richiede un coordinamento, spesso per tutta la vita, tra prevenzione, diagnosi, terapia, assistenza psicologica, riabilitativa e sociale. Infatti, dopo il primo episodio acuto e senza un adeguato trattamento, compresa la profilassi con penicillina ritardo (la dolorosa ma efficace benzatin-penicillina intramuscolo ogni tre settimane) si possono verificare situazioni di cronicità, oltre a riacutizzazioni ed esacerbazioni. Quanti altri Tim pallidi e tristi potremmo vedere ancora nelle nostre realtà? Per questi motivi, diventa essenziale e urgente sviluppare strumenti appropriati per l’organizzazione e la comunicazione in questo settore.
Tim, alla fine della storia di Dickens, è ancora vivo e sorride alla gioia del Natale tra le braccia del ravveduto Ebenezer Scrooge (“gli fu come un secondo padre”). Ci piace pensare che, forse proprio grazie al ravvedimento di Scrooge, che ha concesso un generoso aumento di stipendio a suo padre Bob, finalmente il piccolo Tim abbia ricevuto l’assistenza di buoni medici!
Antonella Petaccia e Ilaria Coro
Università degli Studi di Milano e Clinica De Marchi, Fondazione IRCCS Ca' Granda - Ospedale Maggiore Policlinico
I piccoli amici lombardi di Tim sono grati a Viorica Munteanu per avere raccolto i dati della MR in Lombardia per la sua tesi
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