Le vescicole extracellulari nell’ambito delle caridomiopatie

Sono Alessandra Stefania Rizzuto, dottoranda iscritta al secondo anno del XXXVIII Ciclo del dottorato in Scienze farmacologiche biomolecolari, sperimentali e cliniche.

Nel contesto clinico delle malattie genetiche, a trasmissione autosomica dominante, a carico dell’apparato cardiovascolare, la cardiomiopatia ipertrofica rappresenta una delle forme più diffuse, con una prevalenza di 1 su 500 individui adulti a livello mondiale. Si tratta di un disturbo del miocardio che si manifesta con un’ipertrofia del ventricolo sinistro, in assenza di altre cause sottostanti. La cardiomiopatia ipertrofica è caratterizzata da un fenotipo clinico variabile e talvolta viene sotto-diagnostica. L’approccio diagnostico consiste nell’integrare i tratti fenotipici cardiaci, il test genetico e alcuni biomarcatori circolanti (e.g. NT-proBNP, troponine cardiache). Tuttavia, poiché questi ultimi non sono peculiari per questo tipo di patologia, ma si sovrappongono a quelli dello scompenso cardiaco, vi è la necessità di identificare nuovi determinanti molecolari sia in ambito diagnostico che prognostico. 

Il mio progetto di dottorato è incentrato su questa patologia cardiaca e si svolge in collaborazione con il Dipartimento Area Cardio-Toraco-Vascolare della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico (responsabile S. Carugo) e il dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari del nostro Ateneo (responsabile M. Ruscica). Nello specifico, mi sono focalizzata sul ruolo delle vescicole extracellulari (EVs) quali possibili tool di diagnosi e prognosi nel contesto della cardiomiopatia ipertrofica.

Le EVs sono delle nanoparticelle rilasciate da tutti i tipi cellulari nella maggior parte dei biofluidi e sono in grado di trasportare proteine, lipidi, acidi nucleici, e anche organelli intracellulari come mitocondri; tale “cargo” deriva dalla cellula ‘madre’ e ne riflette lo stato fisiologico e/o patologico. A livello periferico le EVs sono facilmente rilevabili, e, data proprio la capacità di queste ultime di trasportare proteine specifiche appartenenti alla cellula di origine è possibile dosarne la relativa concentrazione (ad esempio, piastrinica, monocitaria, o macrofagica). L’importanza di tale concetto risiede nella conoscenza che la quantità di EVs rilasciate da un certo tipo cellulare varia in base allo stato patologico o fisiologica della cellula. A livello traslazionale, le EVs potrebbero fornire informazioni inerenti i meccanismi molecolari alla base di tale patologia aprendo nuove opportunità per interventi terapeutici personalizzati.


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