Si sa purtroppo che ad oggi l’incidenza del cancro è ancora molto alta: ogni anno nel mondo si registrano 14 milioni di nuovi casi di tumore e 8 milioni di morti per questa malattia. Solamente in Italia, ogni giorno vengono diagnosticati circa 1.000 nuovi casi di cancro.
Paolo Ciana, del nostro ateneo, ci ha spiegato che una delle sfide della ricerca oncologica è proprio quella di individuare nuovi marcatori della malattia, in grado di permettere una diagnosi tempestiva. Queste spie, utili a identificare i soggetti a rischio, consentono di intervenire precocemente con le terapie. Oltre che nella diagnosi precoce, si stanno investendo anche risorse sul fronte delle cure. L’obiettivo è sviluppare modalità terapeutiche innovative, che possano garantire più efficacia e meno effetti collaterali delle cure finora disponibili: chirurgia, radioterapia, chemioterapia e immunoterapia [Zugazagoitia 2016].
Le terapie mirate rappresentano certamente una delle nuove frontiere nella cura dei tumori. Hanno l’obiettivo di agire soltanto contro le cellule cancerose e quindi di avere una tossicità decisamente ridotta rispetto ai farmaci che vengono utilizzati per la chemioterapia tradizionale.
La strada intrapresa da Mariangela Garofalo insieme a collaboratori dell’Università di Helsinki va proprio in questa direzione. In questi anni, i ricercatori del suo gruppo hanno dimostrato che si possono impiegare dei particolari virus (adenovirus oncolitici) in grado di replicare soltanto nelle cellule tumorali, uccidendole. La possibilità di usare questi virus anche per veicolare farmaci antitumorali rende il sistema molto interessante.
In una prima applicazione hanno usato L-carnosina, una sostanza di origine naturale con proprietà antitumorali, che ha mostrato un effetto antitumorale sinergico (superiore alla somma degli effetti del singolo virus o della L-carnosina) con l’adenovirus [Garofalo 2016].
Un altro approccio possibile è quello di combinare gli adenovirus oncolitici con specifiche molecole (antigeni) in grado di stimolare il sistema immunitario a riconoscere il tumore come un’entità estranea e quindi a eliminarlo. L’idea si ispira al concetto di vaccinazione e anche in questo caso sfrutta le proprietà di adenovirus del tutto innocui per l’uomo, ma in grado di infettare la maggior parte di tipi di cellule tumorali, rendendoli strumenti ideali per l’immunoterapia contro i tumori.
Ancor più avanzate sono le terapie basate su adenovirus incapsulati in particolari vescicole (vescicole extracellulari) per aumentarne l’efficacia. La strada per rendere disponibile questa cura è ancora lunga, ma decisamente promettente.
Zugazagoitia et al., Clinical Therapeutics, 2016, Jul;38(7):1551-66 Garofalo et al., Molecular Cancer Therapeutics, 2016, Apr;15(4):651-60.
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