Questione di ingredienti

Quella nella foto è un’opera dell’artista Marzia Migliora e riproduce gli scheletri di un uomo e di una donna dell’epoca neolitica, sepolti abbracciati l’uno all’altra. Grande l’emozione davanti a questa testimonianza di un legame che sfida i millenni ma come possiamo dire con sicurezza che si tratta di un lui e di una lei? Semplice: la forma delle ossa, e in particolare di quelle del bacino e del torace/costato, è diversa nei maschi e nelle femmine.

Anche la distribuzione del tessuto adiposo è diversa tra i due sessi, e quindi lo è la forma complessiva del corpo, e questo permette di distinguere a prima vista, con buona approssimazione, un uomo da una donna: un esercizio che tutti facciamo continuamente, in modo più o meno conscio.

Non c’è dubbio che alla radice delle differenze tra i sessi ci sia il patrimonio genetico, il genoma: nei maschi della nostra specie il cromosoma Y contiene, codificate in un piccolo numero di geni, le informazioni che portano allo sviluppo degli organi genitali maschili; l’assenza del cromosoma Y porta allo sviluppo degli organi genitali femminili. Una delle funzioni degli organi genitali è la secrezione in circolo di ormoni, diversi nei due sessi, che indirizzano e coordinano le attività dei diversi organi e tessuti.

E come si svolge questa funzione di indirizzo? In gran parte andando ad influenzare la composizione delle cellule – gli ingredienti: quali proteine sono espresse in un tessuto o, più spesso e più precisamente, quali varianti lo sono per ogni proteina, e in quale quantità.

Lo studio sistematico della composizione del corredo proteico – del proteoma – di un tipo cellulare, di un tessuto, di un organo o di un fluido biologico è iniziato da alcuni decenni ma solo recentemente ha preso in considerazione in modo non episodico la variabile sesso. Differenze non erano attese, se non come eccezioni; in realtà differenze ci sono, e sono ricorrenti, essendo state riscontrate praticamente in tutti i campioni analizzati.

Due ricercatori del nostro dipartimento, Elisabetta Gianazza e Ivano Eberini, insieme a una collega dell’Università di Medicina Veterinaria di Vienna, Ingrid Miller, sono i curatori di un numero speciale di Journal of Proteomics, dedicato allo studio del proteoma in connessione al sesso. Una serie di ricerche originali e di review su quanto già noto offrono un quadro delle conoscenze attuali. Queste suggeriscono la necessità di ulteriori approfondimenti in un campo di grande interesse sia per le nostre conoscenze di base sia per le future applicazioni nella medicina di genere, che cerca di ottimizzare il trattamento di una patologia anzitutto in funzione del sesso del paziente/della paziente.


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