Nell’ambito della cura delle patologie, una delle principali domande a cui medici e ricercatori cercano risposta è: qual è la causa della malattia? Purtroppo, rispondere a questa domanda non è semplice, ma una buona base di partenza è considerare dal punto di vista preclinico, una serie di molecole, che a seguito di alterazioni potrebbero essere implicate nell’insorgenza della patologia, e che di conseguenza potrebbero essere dei bersagli molecolari per un potenziale trattamento farmacologico.
Il problema principale che si pone nei riguardi dell’anoressia è che questi bersagli molecolari che presumibilmente potrebbero essere implicati nell’insorgenza della patologia sono molteplici e localizzati in zone molto diverse del nostro corpo, pertanto conoscerli dal primo all’ultimo e identificare come ripristinare il loro corretto funzionamento diventa estremamente difficile.
Consapevoli di questo problema e consci delle difficoltà che ne comporta, l’obiettivo di noi ricercatori è, lente di ingrandimento alla mano, cercare di andare il più possibile nel profondo della malattia per scovarne tutte le peculiarità, di conoscerla a fondo così da individuare i mezzi più adatti con cui poterla trattare. Nel caso dell’anoressia nervosa, i bersagli principali sui stiamo ponendo la nostra attenzione sono i sistemi neurotrasmettitoriali controllati dalla molecola eccitatoria glutammato e dalla neurotrofina Brain-derived neurotrophic factor BDNF, protagonisti delle attività del sistema nervoso centrale. In questo post vorrei prestarvi per un momento la nostra lente di ingrandimento, per aiutarvi a capire quali azioni svolgono questi sistemi.
Il glutammato è il principale neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale, una molecola fondamentale per la trasmissione delle informazioni tra i neuroni, che esercita la propria funzione mediante le sinapsi, ovvero i punti di collegamento tra un neurone e l’altro, e legandosi a degli specifici recettori che si trovano sulle membrane sinaptiche trasmette l’informazione. A seconda delle aree del cervello in cui il glutammato viene rilasciato ed agisce, esso interviene nella formazione dei ricordi, nella gestione dell’attenzione, nell’apprendimento e nella regolazione delle emozioni.
Il Brain-derived neurotrophic factor, meglio conosciuto come BDNF, è un fattore neurotrofico cerebrale, parente dell’ancora più famoso NGF, nerve growth factor– il fattore di crescita nervosa scoperto da Rita Levi-Montalcini negli anni ’50. Il BDNF, dunque, è fondamentale per la crescita e lo sviluppo dei neuroni e gioca un ruolo chiave nello sviluppo della memoria, in particolare quella a lungo termine.
Sia glutammato che BDNF sono coinvolti nella maggior parte dei principali meccanismi neuronali, tutti processi che hanno a che fare con la neuroplasticità: ovvero, il cervello che cambia, che si sviluppa, che si perfeziona… o al contrario che regredisce, si atrofizza e peggiora… La neuroplasticità sinaptica è costantemente attiva e mutabile, un fenomeno indotto da diversi stimoli, quali lo sviluppo e stimoli esterni, costituito dai meccanismi attraverso i quali i circuiti neurali regolano la loro eccitabilità e connettività. In particolare, questi processi si attivano nei contesti di adattamento come i processi di sviluppo, di apprendimento, di invecchiamento e di risposta allo stress. In poche parole, la neuroplasticità è responsabile, almeno in parte, di ciò che siamo e di ciò che sappiamo.
In una condizione patologica come l’anoressia nervosa questi sistemi sono alterati, le informazioni che vengono veicolate tra i neuroni sono scorrette (non-mangiare-fai-esercizio-anche-se-non-hai-energie-perdi-peso) e i circuiti nervosi entrano in un loop di autodistruzione, che al momento non si sa come fermare.
Negli anni sono stati condotti diversi studi sull’anoressia nervosa che coinvolgono questi sistemi e anche noi, in particolare grazie ad un finanziamento ottenuto da Fondazione Cariplo, stiamo cercando di sfruttare al massimo i mezzi messi a nostra disposizione per cercare di capire quali siano le alterazioni che sottendono alla malattia, con lo scopo ultimo di poter trovare dei trattamenti in grado di curarla. I risultati che stiamo ottenendo sono promettenti, ma ancora hanno bisogno di molti sforzi e forse perché no… di una lente di ingrandimento più grande??
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