Gli ultimi tre anni ci hanno lasciato con la consapevolezza che spesso anche quello che non si vede può causare cambiamenti sconvolgenti nelle nostre vite. E mentre giustamente ci preoccupiamo per le conseguenze della pandemia, un’altra cosa che non si vede (o meglio, che spesso non vogliamo vedere) rappresenta una potenziale minaccia per la salute umana: il cambiamento climatico, spinto dall’inquinamento atmosferico.
Il termine cambiamento climatico è riferito al cambio di temperature e condizioni climatiche che si verifica anche in modo naturale sulla Terra, ma che, in seguito alla rivoluzione industriale, è stato fortemente guidato dalle attività umane, principalmente dalla combustione di combustibili fossili (come carbone, petrolio e gas) e dall’aumento dell’inquinamento atmosferico. L’innalzamento della concentrazione di anidride carbonica ed altri gas a effetto serra è causato in gran parte dalle emissioni dei carburanti. Queste particelle inquinanti possono minacciare la salute umana, penetrando dai polmoni, e raggiungendo tutto il corpo attraverso il sistema circolatorio, e innescando risposte quali ictus e attacchi cardiaci.
In seguito all’approvazione e alla messa in atto di diversi regolamenti, le emissioni di molti inquinanti atmosferici sono diminuite in modo sostanziale negli ultimi decenni in Europa, migliorando notevolmente la qualità dell’aria. Nonostante ciò, una buona parte della popolazione vive ancora in zone in cui le concentrazioni di inquinanti sono spesso oltre la soglia limite e i problemi legati alla qualità dell’aria persistono. Ridurre l’inquinamento atmosferico, continua ad essere una priorità. La comunità scientifica concorda che “un aumento di 1,5 °C a livello globale rispetto alla media pre-industriale e la continua perdita di biodiversità rischiano di provocare un danno catastrofico alla salute da cui sarà impossibile tornare indietro”. Per far ciò, uno dei primi passi potrebbe essere quello di intervenire per limitare ulteriormente le emissioni di inquinanti atmosferici.
La maggior consapevolezza di questi cambiamenti, sia in ambito scientifico che in ambito politico, ha portato al finanziamento e allo sviluppo di nuove tecnologie in tutti i campi. Tenendo conto che i combustibili fossili sono utilizzati per la produzione di elettricità, nei trasporti, nelle industrie e nelle abitazioni, limitarne l’utilizzo e incentivare l’utilizzo di energia rinnovabile potrebbe costituire un grande passo avanti nella lotta al cambiamento climatico e al miglioramento delle condizioni di salute. Non solo, con l’inizio della guerra in Ucraina, la cosiddetta transizione ecologica, con l’utilizzo di energie rinnovabili, è stata fortemente incentivata per abbattere i rischi legati alle emissioni ed evitare l’utilizzo di gas e petrolio la cui disponibilità, fra l’altro, potrebbe essere fortemente limitata in un futuro prossimo.
Un aiuto può essere dato dall’utilizzo dell’energia elettrica e fonti rinnovabili per alimentare il maggior numero possibile di veicoli, e dallo studio della produzione di nuovi carburanti a basso costo. In Europa, la produzione e la vendita di veicoli a ricarica elettrica è decuplicata dal 2017 al 2022. Non c’è dubbio che le emissioni dei veicoli elettrici siano inferiori a quelle dei veicoli a benzina o gasolio. Viene inoltre ridotto l’inquinamento dato dai veicoli necessari alla movimentazione dei carburanti (dalla raffineria al distributore).
C’è però un altro problema da considerare. Al momento, la ricarica dei veicoli elettrici sfrutta ancora la “vecchia tecnologia”, la combustione di combustibili fossili. Quindi, un cambiamento ha senso solo se all’utilizzo dell’elettrico si abbina anche l’utilizzo di fonti rinnovabili per la ricarica, cosa che attualmente ancora non si fa. Allo stesso modo, la produzione dei veicoli non è a zero emissioni, così come lo smaltimento delle batterie, il cui riciclo al momento ha ancora costi elevati sia in termini economici che ambientali.
Di conseguenza, quello su cui si deve puntare attualmente è lo sviluppo e l’utilizzo sempre maggiore di fonti rinnovabili come impianti eolici e fotovoltaici (che sappiamo essere al momento non in grado di soddisfare la richiesta energetica nel mondo occidentale), non solo per alimentare i veicoli ma per sostituire al massimo l’uso di combustibili fossili e ridurre le emissioni, nonché porre maggiori attenzioni al riciclo così da evitare l’accumulo di materiale di scarto e mal gestione dei rifiuti, per poter davvero arrivare all’obiettivo delle zero emissioni. La vera sfida e risoluzione del problema potrebbe anche essere incentivare la ricerca di una fonte pulita e infinita di energia, come per esempio quella derivante dalla fusione nucleare, che presenterebbe da un punto di vista di sicurezza (scorie, emissioni, possibili incidenti), un enorme balzo in avanti rispetto alla fissione nucleare utilizzata attualmente.
Lascia un commento