Il castagno (Castanea sativa Mill.) è una pianta arborea appartenente alla famiglia della Fagaceae che svolge un importante ruolo nel contesto economico e ambientale dell’area montana. I frutti sono un noto alimento autunnale apprezzato in tutto il mondo, la cui composizione nutrizionale ricca in composti amilacei e a basso tenore di grassi li rende un’interessante fonte nutrizionale per soggetti affetti da celiachia.
Gran parte della produzione castanicola si basa sul consumo del prodotto tal quale, mentre la restante parte viene processata e utilizzata per la produzione di farine e preparazioni dolciarie (es. marron glacè). Cosa si conosce invece dei prodotti di scarto della castanicoltura? Ad ogni fase di produzione, dalla coltivazione e raccolta del frutto al consumo, passando per i processi industriali, si genera una notevole quantità di scarti, tra cui foglie, ricci, tegumenti interni ed esterni del frutto e legno di potatura.
Un utilizzo sostenibile dei prodotti di scarto dell’industria agroalimentare potrebbe essere il loro riciclo come ingredienti funzionali in diversi settori industriali.
Le foglie di castagno, tradizionalmente impiegate nel trattamento di numerose patologie, tra cui affezioni del tratto respiratorio, diarrea e patologie reumatiche, vengono oggigiorno studiate per le loro proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie in diversi distretti, tra cui il gastrico e cutaneo.
La produzione media di legno di castagno derivante dalla periodica potatura è pari a circa 2 tonnellate/ettaro all’anno. Tra le destinazioni d’uso si trova il comparto enologico, per realizzare botti finalizzate all’invecchiamento di prodotti distillati, quali il brandy. Il legno di castagno rappresenta un’importante fonte di tannini idrolizzabili, tra cui acido gallico ed ellagico, le cui attività anti-infiammatorie sono ampiamente dimostrate da studi presenti in letteratura scientifica (ad esempio vedi post precedente).
Si è osservato come i ricci, rimanenti nel bosco a seguito della raccolta delle castagne, possano promuovere la proliferazione di alcune larve di insetti, rappresentando un potenziale danno per le colture. La presenza di macronutrienti, basso contenuto lipidico e 60-80% di fibra, insieme a un notevole contenuto di polifenoli li rende interessanti come potenziali ingredienti nell’industria alimentare, cosmetica e farmaceutica.
Sono Carola Pozzoli, iscritta al XXXVII ciclo del corso di dottorato in Scienze Farmacologiche Biomolecolari, Sperimentali e Cliniche e svolgo la mia attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari, all’interno del gruppo di Farmacognosia guidato da Mario Dell’Agli. Il mio progetto di dottorato sarà pertanto volto a valorizzare i sottoprodotti della castanicoltura attraverso lo studio delle attività antinfiammatorie di diverse parti di scarto, derivanti da pratiche agronomiche (potatura e defogliazione) o propri del frutto (ricci e tegumenti).
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