Cosa c’è in ballo nello sballo?

Le droghe sono conosciute e utilizzate da millenni: popolazioni antiche ne facevano uso per la cura delle malattie, per alleviare il dolore, nei riti religiosi allo scopo di entrare in contatto con i propri avi o con le divinità o per aumentare la forza e la resistenza alla fatica nei lavoratori e negli schiavi. Nella società di oggi, alle sostanze di origine naturale si affianca un vasto panorama di nuove droghe sintetiche o semi-sintetiche.

Al mercato della droga in continuo cambiamento si associa una società sempre più veloce ed esigente, che spinge l’uomo moderno alla ricerca di evasione dalla realtà: fuggire dalle difficoltà quotidiane, dalle angosce e dalle paure, sentirsi meglio e sperimentare nuove esperienze sono solo alcune delle ragioni che spingono gli individui nella morsa della dipendenza.

Il dato più allarmante riportato nella recente ‘Relazione europea sulla droga’ (EMCDDA 2017, http://www.emcdda.europa.eu/edr2017_en) è che il 44% della popolazione giovanile fra i 15 e i 34 anni ha provato nel corso della vita almeno una sostanza psicoattiva illegale (33% se consideriamo la popolazione fra i 15 e i 64 anni). In Italia, l’uso di sostanze psicoattive fra i giovanissimi sembra coinvolgere circa un terzo degli studenti minorenni frequentanti le scuole superiori: il 25,9% (circa 650.000 ragazzi) ha riferito di aver sperimentato droghe nel corso dell’ultimo anno. La più utilizzata è la cannabis (32%) seguita dalla SPICE (cannabis sintetica, 11%), cocaina (2,5%), stimolanti (1,5%), allucinogeni (1,3%) ed eroina (1,1%) (dati riportati nella ‘Relazione annuale al Parlamento 2017 sullo stato delle tossicodipendenze in Italia’). Questa emergenza sociale è aggravata dal fatto che un inizio precoce del consumo di sostanze, dovuto alla propensione naturale degli adolescenti a ricercare la novità, aumenta la probabilità̀ di uso problematico in età̀ adulta e l’insorgenza di psicopatologie correlate all’abuso.

Perché fra i soggetti a maggior rischio di sviluppo di tossicodipendenza vi sono gli adolescenti?

L’adolescenza è il periodo della vita più complicato da affrontare dal punto di vista emotivo e psicologico, ma la vulnerabilità tipica di questo periodo è data anche dai cambiamenti neurobiologici a cui gli adolescenti vanno, inconsapevolmente, incontro. In particolare durante questo periodo di transizione verso l’età adulta, il cervello è ancora in fase di maturazione e subisce continui riarrangiamenti che ne determinano la struttura definitiva, contribuendo a maturare il comportamento adulto. Questi fenomeni rendono il cervello vulnerabile e i neuroni e le connessioni sinaptiche particolarmente sensibili quando sottoposti a stimoli di vario tipo, come ad esempio l’esposizione a sostanze d’abuso.

Solitamente dopo gli effetti euforici provocati dal primo consumo (spesso ritenuti innocui), seguono usi successivi dovuti alla curiosità e alla facile accessibilità di queste sostanze. Una volta presa l’abitudine, resistere alla tentazione di ricorrere all’assunzione di droghe per alterare temporaneamente la realtà quotidiana è sempre più difficile, sia per l’automatismo che si instaura, dovuto alla dipendenza dalla sostanza che pian piano si va a creare, sia per il contesto sociale e le pressioni ai quali i giovani sono esposti.

Trent’anni di ricerca scientifica hanno permesso di affermare che la dipendenza è una patologia del cervello e che le alterazioni cerebrali osservate in soggetti dipendenti possono spiegare la natura compulsiva ed incontrollata dei loro comportamenti. È ormai noto, infatti, che le droghe d’abuso inducono modificazioni nella comunicazione fra neuroni delle vie cerebrali implicate nel cosiddetto ‘circuito della ricompensa’, alterando in modo permanente la funzionalità cerebrale, l’adattabilità del sistema nervoso centrale ad eventi esterni e inducendo comportamenti anomali, come la ricerca smodata della sostanza (drug seeking) e la ricaduta anche dopo lunghi periodi di astinenza (relapse). Tuttavia, nonostante l’elevata incidenza del consumo di sostanze, sono pochi attualmente i trattamenti farmacologici in grado di curare gli effetti delle droghe e la dipendenza, indice del fatto che i meccanismi neurobiologici alla base della dipendenza non sono ancora del tutto noti.

In questo ambito, il nostro laboratorio, da oltre dieci anni, è in prima linea nello studio delle alterazioni neurochimiche, strutturali e funzionali indotte dalle droghe: eventi capaci di indurre, dopo somministrazioni ripetute, cambiamenti cerebrali persistenti potenzialmente responsabili dell’insorgenza dei comportamenti compulsivi di ricerca e consumo della droga. In particolare, negli ultimi anni abbiamo focalizzato la nostra ricerca sul valutare la possibilità che un’esposizione precoce alla cocaina, lo psicostimolante maggiormente abusato dai giovani in Italia, e l’astinenza da essa possano causare cambiamenti cerebrali persistenti, alterando alcune proteine regolatrici dei meccanismi di plasticità neuronale e del controllo dell’omeostasi (situazione di equilibrio) cellulare con il fine ultimo di identificare nuovi bersagli molecolari farmacologici per trattare i fenomeni di dipendenza.


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