Depressione in gravidanza o trattamento con antidepressivi? Questo è il dilemma

La gravidanza e il periodo post-partum sono per le donne i momenti a più alto rischio di sviluppo di disturbi depressivi a causa delle fluttuazioni ormonali. La depressione materna durante le fasi perinatali può causare numerose conseguenze sulla salute mentale del figlio: in particolare, è stata associata a diverse condizioni patologiche nei bambini e negli adolescenti come ritardo cognitivo, problemi dell’attenzione e della sfera emotiva, aumentata ansia, comportamento violento e, negli adulti, a un maggior rischio di sviluppare depressione.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come la fluoxetina (FLX), sono tra gli antidepressivi più prescritti e agiscono bloccando il trasportatore della serotonina (5-HTT), aumentando i livelli extracellulari di tale neurotrasmettitore e incrementando l’attivazione dei suoi recettori pre- e post-sinaptici. L’utilizzo degli SSRI è largamente diffuso nel trattamento dei sintomi depressivi e ansiosi nelle donne in stato di gravidanza e durante il periodo dell’allattamento, poiché considerati più sicuri rispetto ad altri tipi di antidepressivi, per esempio quelli triciclici. Nonostante ciò, però, è stato dimostrato che gli SSRI possono attraversare la placenta e accumularsi nel latte materno, raggiungendo rispettivamente il feto e il neonato e quindi agendo sul 5-HTT che è espresso fin dalle prime fasi della vita.

Tuttavia, se la serotonina in età adulta svolge azione di neurotrasmettitore, implicato nella regolazione di funzioni come l’umore, il sonno, l’appetito e le abilità cognitive, nelle prime fasi dello sviluppo questa molecola agisce da neuromodulatore influenzando importanti processi come la neurogenesi, la divisione cellulare, il differenziamento, la migrazione e la plasticità sinaptica. 

È chiaro quindi che la modulazione dell’attività serotoninergica in fasi cruciali, come quelle perinatali, può alterare questi processi di fine regolazione dello sviluppo e portare a problemi neuro-psichiatrici in età più avanzata.

Effettivamente, anche l’uso degli SSRI durante il periodo perinatale è stato associato ad alterato sviluppo neuro-comportamentale. In particolare, l’esposizione a SSRI durante le prime fasi della vita è stata ricollegata a problemi di socializzazione, aumentata ansia, a comportamento internalizzante / esternalizzante, a deficit dell’apprendimento e della memoria e a ridotta attività motoria.

Inoltre, è interessante sottolineare che gli effetti avversi dell’esposizione a questi farmaci sembrano essere tempo- (sia in termini di esposizione al farmaco che di manifestazione delle conseguenze) e sesso-dipendenti. 

Su queste basi, il mio progetto di dottorato si focalizza sullo studio delle conseguenze, sia a livello comportamentale che molecolare, di alterazioni del sistema serotoninergico durante lo sviluppo, con gli obiettivi di identificare la finestra temporale di maggior vulnerabilità ed eventuali differenze nei due sessi.

Per tali scopi sono stati valutati gli effetti di FLX durante la gestazione oppure durante la fase dell’allattamento, valutando la comparsa di tre fenotipi patologici (fenotipo simil-anedonico, deficit cognitivo, comportamento ansioso) durante l’adolescenza e durante l’età adulta, grazie all’uso di modelli. 

In questo studio abbiamo osservato risultati diversi a seconda dell’età (adolescente o adulto), del sesso e del periodo di esposizione (gestazione o allattamento).

Nello specifico, nell’età adulta, il sesso maschile si è dimostrato più sensibile alla somministrazione di FLX durante la gestazione e ha manifestato in età adulta un carattere simil-anedonico. Invece, il sesso femminile è più suscettibile all’esposizione al farmaco durante l’allattamento mostrando un deficit cognitivo accompagnato da comportamenti meno ansiosi / più impulsivi.

Questo suggerisce che l’esposizione a FLX in periodi fondamentali per lo sviluppo cerebrale possa condurre all’insorgenza di una sintomatologia psichiatrica in differenti fasi della vita e in maniera sesso-specifica.

Al momento ci stiamo focalizzando sulla ricerca dei meccanismi molecolari sottesi ai comportamenti osservati studiando, sia a livello centrale che periferico, target coinvolti nella neuroplasticità e nella funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, pathways spesso alterati in condizioni psichiatriche.

In conclusione, poiché sia la depressione materna non trattata che la terapia farmacologica con SSRI durante il periodo perinatale possono comportare rischi per la salute della prole, sia a breve che a lungo termine, è essenziale che la ricerca prosegua in questo campo in modo da trovare un trattamento efficace per la patologia materna e che al contempo non causi effetti negativi sullo sviluppo dei figli.


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