Il ruolo dell’ippocampo nell’apprendimento del comportamento altruistico

mi ricordo quell’uomo
donò la sua mano
all’Altro che aspettava
e allora appresi cos’era la luce
chi ero io
il mondo in cui vivevo mi stava di fronte
(Flag, 2020)

Mi chiamo Filippo La Greca e sono laureato in Scienze Cognitive e Processi Decisionali all’Università degli Studi di Milano. Attualmente sono dottorando al primo anno (XXXV Ciclo) in Scienze Farmacologiche Biomolecolari, Sperimentali e Cliniche presso il Laboratorio di Farmacologia della Neurodegenerazione coordinato da Monica Di Luca e Fabrizio Gardoni. Durante la tesi magistrale ho studiato la demenza di Alzheimer e la disfunzione ippocampale in essa presente. Ho quindi deciso di proseguire nel campo di ricerca delle neuroscienze, in particolare il mio progetto prevede lo studio del ruolo dell’ippocampo nell’apprendimento del comportamento altruistico, avvalendomi della guida e dell’esperienza di Diego Scheggia all’interno del nostro laboratorio. 

Il comportamento altruistico rientra nell’area di interesse delle funzioni cognitive sociali che si riferiscono a tutti quei processi cognitivi e psicologici coinvolti nell’elaborazione delle informazioni provenienti da altre persone e da noi stessi. Si tratta di comportamenti messi in atto per capire, rispondere e interagire con le persone che ci circondano, i nostri familiari, amici e colleghi. Il comportamento altruistico in particolare riguarda le strategie cognitive utilizzate per aiutare gli altri, promuovere il loro benessere e/o migliorarne le condizioni attuali. Sembra che tale comportamento sia comune a molte specie oltre l’uomo e che spesso venga appreso tramite l’osservazione degli altri e delle loro azioni nell’ambiente sociale. Inoltre, alcuni studiosi ritengono l’apprendimento del comportamento altruistico una componente fondamentale alla base del nostro vivere in società.

Il nostro gruppo di ricerca studia da molti anni la sinapsi glutamatergica: uno dei luoghi d’elezione per la comunicazione eccitatoria tra neuroni, e la sua funzionalità in contesti fisiologici e di malattia. L’attività del nostro laboratorio si focalizza principalmente sui fenomeni di plasticità sinaptica che avvengono nell’area cerebrale dell’ippocampo: come i neuroni presenti in quest’area cambiano, modificano e adattano la loro attività e le loro connessioni (cioè le sinapsi) rispondendo agli stimoli interni ed esterni. Tale plasticità ha luogo per lo più a livello delle spine dendritiche: le protrusioni presenti sui prolungamenti neuronali (o dendriti) che rappresentano l’output d’eccellenza per l’informazione proveniente da altri neuroni e costituiscono la maggioranza delle sinapsi eccitatorie nel cervello. Funzioni cognitive come l’apprendimento e la memoria sono dovute in primo luogo a modificazioni dell’attività e della conformazione delle spine dendritiche presenti nell’ippocampo. 

Il nostro laboratorio ha precedentemente identificato e caratterizzato una nuova proteina chiamata Ring Finger Protein 10 (RNF10) molto espressa nell’ippocampo e centrale per la comunicazione tra la sinapsi e il nucleo dei neuroni. Tale comunicazione sinapsi-nucleo detta sinaptonucleare è fondamentale per processi cognitivi come memoria e apprendimento che richiedono spesso modificazioni tra compartimenti distanti come la sinapsi e il nucleo e più a lungo termine. Queste modificazioni possono portare all’espressione di nuovi geni nel nucleo e/o alla sintesi di nuovi recettori in sinapsi favorendo la plasticità delle spine. Una plasticità sinaptica intatta a livello ippocampale, risultante da un’attiva comunicazione sinaptonucleare garantita dalla proteina RNF10, promuoverebbe a sua volta le funzioni cognitive di apprendimento e memoria incluso l’apprendimento di comportamenti complessi come quello altruistico che avvengono nel contesto sociale.

La ricerca che stiamo effettuando al momento è principalmente rivolta allo studio del ruolo dell’ippocampo nell’apprendimento del comportamento altruistico e dell’importanza della comunicazione sinaptonucleare guidata da RNF10 in questa forma di apprendimento. È importante evidenziare che i livelli della proteina RNF10 sembrano alterati nella malattia di Alzheimer e la funzionalità sinaptica in particolare a livello dell’ippocampo sembrerebbe compromessa sin dai primi stadi della neurodegenerazione. Dunque, lo studio dell’attività della proteina RNF10, della sua importanza nella comunicazione sinaptonucleare e del suo ruolo in funzioni cognitive dipendenti dall’ippocampo come memoria e apprendimento potrebbe rappresentare un target farmacologico importante per far luce sui deficit comportamentali, inclusi quelli che hanno luogo nella sfera sociale, presenti spesso nelle malattie del sistema nervoso centrale come l’Alzheimer.


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