Sfide e ispirazioni nel mondo della ricerca scientifica

La ricerca scientifica è un cammino impegnativo che spesso si svolge in un labirinto di sfide e ostacoli. I ricercatori, impegnati nella scoperta e nell’approfondimento delle conoscenze, si trovano ad affrontare una serie di difficoltà che richiedono dedizione, pazienza e risolutezza.

In primo luogo, la competizione accademica è agguerrita. La lotta per finanziamenti, risorse e riconoscimenti può essere logorante. I ricercatori devono competere con colleghi di tutto il mondo per ottenere il supporto necessario per portare avanti i propri progetti e questa competizione può creare una pressione notevole, spingendo i ricercatori a dimostrare la rilevanza e l’originalità dei propri studi. 

Inoltre, la ricerca è spesso caratterizzata da periodi di incertezza e insuccessi. Gli esperimenti possono fallire, le ipotesi possono rivelarsi sbagliate e i risultati attesi possono tardare ad emergere. Queste delusioni possono essere frustranti e richiedono una resilienza notevole da parte dei ricercatori, che devono imparare a vedere nell’insuccesso un’opportunità di apprendimento e miglioramento.

La mancanza di risorse finanziarie è un’altra sfida significativa. La necessità di attrezzature costose, materiali specializzati e elevate qualificazioni possono, in mancanza di fondi, limitare la portata delle indagini e impedire la realizzazione di progetti ambiziosi.

Infine, i tempi lunghi necessari per ottenere risultati significativi possono mettere a dura prova la costanza dei ricercatori. Il processo di ricerca richiede tempo, dalla pianificazione degli esperimenti alla raccolta e all’analisi dei dati. Questa lunga attesa può essere difficile da gestire, specialmente quando c’è una crescente pressione per produrre risultati in tempi brevi e pubblicare in riviste impattanti, secondo la filosofia del publish or perish (pubblica o soccombi).

Tutte queste sfide possono avere un impatto notevole sulla determinazione dei ricercatori e farne vacillare la propria fiducia, in questo mondo che è al tempo stesso meraviglioso e affascinante, ma anche insidioso e feroce. Possono inoltre ripercuotersi sulla qualità della vita e sulla salute fisica e mentale della persona. Infatti, secondo un’indagine nazionale condotta nel 2023 dall’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia (ADI), il quadro psicologico emerso relativo a queste categorie è preoccupante, con un’incidenza elevata di vari fattori di malessere come depressione e tristezza, ansia e nervosismo, senso di inutilità e pessimismo verso il futuro, con una forte associazione a condizioni di difficoltà economiche.

È innegabile quindi che il contesto socioeconomico, la tossicità che a volte avvolge gli ambienti della ricerca, e le difficoltà insite in questo tipo di lavoro, possano portare a momenti di smarrimento e dubbio. Ci si può chiedere se non si sia fatta una scelta sbagliata o se non sia il caso di fare un cambio di rotta. Domande spesso del tutto naturali, che possono rivelare una crescita personale e una maggiore coscienza di sé. 

Se si riesce infatti a superare quelle sabbie mobili di confusione e dubbi, ci si può accorgere di aver maggiore consapevolezza delle proprie capacità e della direzione verso la quale si vuole effettivamente procedere nel proprio percorso di vita e professionale. A fronte di una dovuta giusta critica della realtà della ricerca.

Secondo la neurologa Italiana, e premio Nobel, Rita Levi Montalcini <<Nè il grado d’intelligenza, nè la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la soddisfazione personale. Nell’una e nell’altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà.>>. Queste parole, tratte dalla sua autobiografia “Elogio dell’imperfezione” (ndr libro assolutamente consigliato) racchiudono in sintesi il profondo entusiasmo e la passione che hanno caratterizzato la vita di questa straordinaria ricercatrice, e possono essere un faro di ispirazione per coloro, specialmente giovani ricercatori, che si trovano ad affrontare momenti di confusione e difficoltà nel loro percorso. Il libro mostra infatti l’aspetto più umano, le varie “sconfitte” e difficoltà affrontate da una mente sì estremamente brillante, ma soprattutto curiosa e tenace. Al contrario, racconta in maniera sommessa e quasi di sfuggita, del ricevimento del più grande riconoscimento a cui un ricercatore può ambire, il premio Nobel, che per Rita Levi Montalcini è avvenuto nel 1986 «Per le sue scoperte e l’individuazione di fattori di crescita cellulare», in particolare il fattore NGF Nerve Growth Factor, responsabile dei processi di innervazione e sviluppo del sistema nervoso.

Tuttavia, di fronte a una lettura del genere, l’altro lato della medaglia è quello di sentirsi, almeno per chi è alle prime armi, un po’ sopraffatti, dal genio e dalla vita di una figura così straordinaria, e anche un po’ lontani da essa, per via del contesto storico descritto, totalmente diverso dall’attuale. Per questo motivo può essere utile anche affacciarsi a realtà più “vicine”, in cui potersi immedesimare, condividere esperienze, rubare conoscenze, per essere ispirati. E in questo i social sono un mezzo utilissimo. Moltissimi giovani ricercatori fanno uso dei social come mezzo di divulgazione, ed è possibile imbattersi in moltissime esperienze diverse e venire a conoscenza (o fare la conoscenza) di una moltitudine di ricercatori provenienti da tutto il mondo. 

Come l’Australiana Sarah (@sarahspeaksscience), aspirante divulgatrice scientifica, che nonostante abbia iniziato il suo percorso di dottorato solo da pochi mesi, ama condividere aggiornamenti sulle sue attività e consigli su come migliorare le presentazioni e scrittura scientifica. O come Aamir, che ama definirsi “The Research Guy” (@aamir.phd)sulla cui bacheca ogni post è una pillola di informazioni e consigli utilissimi, a 360°. Questo ragazzo del Regno Unito, porta infatti dalla sua un’esperienza e un punto di vista particolare: dopo aver ottenuto il suo dottorato in Farmacologia, e aver assunto una posizione da post-doc sempre in ambito universitario, ha lasciato l’ambiente accademico, per lui troppo tossico, trasformando la sua passione legata alla comunicazione per farne il proprio lavoro, creando un’agenzia di contenuti e comunicazione.  Anche Yasmine @doctor.yas_, dopo una lunga esperienza negativa nell’ambito accademico, ha deciso di cambiare, affacciandosi, nel suo caso, al mondo delle industrie farmaceutiche. Ci sono poi alcuni che hanno deciso di affrontare (e di aiutare altri ad affrontare) le difficoltà quotidiane della vita dei ricercatori con la forza dell’ironia, come lo Spagnolo Raul (@research_goes_slowly) o l’Italiano Samuele (@samuscientist), che grazie a ciò hanno creato una community di altri ricercatori attorno ad essi. 

Nonostante le varie difficoltà, questi ricercatori (ma ve ne sono moltissimi ognuno con la propria storia unica) hanno dimostrato la loro capacità di adattarsi e reinventarsi (talvolta a costo di un drastico cambio di rotta), e di dimostrare come minimo comune denominatore una grandissima, e contagiosa, passione per la scienza e la ricerca. A ricordarci che cosa ci spinge a percorrere questa strada: il desiderio di indagare l’ignoto, la voglia di apportare il nostro contributo, la passione per la scienza.

Che siano quindi le storie di premi Nobel come Rita Levi Montalcini o la moderna divulgazione della scienza su piattaforme come Instagram, le fonti di ispirazione per i giovani ricercatori possono presentarsi in molteplici modi. Ogni storia, grande o piccola, può alimentare il cammino verso la scoperta. 


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