Stress che lasciano il segno

Ogni stress lascia un’indelebile cicatrice, l’organismo paga questo diventando un po’ più vecchio dopo una situazione di stress.

H. Selye, 1956

Dopo questa citazione, mi presento: sono Maria Serena Paladini, al secondo anno di dottorato in Scienze farmacologiche sperimentali e cliniche. Ho deciso di iniziare questo percorso dopo una laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche e qualche mese all’estero, dove ho capito che un dottorato di ricerca poteva essere la strada giusta per iniziare ad addentrarmi nell’affascinante mondo della scienza, così vasta e sorprendente da meravigliarmi sempre.

Come si può intendere dalla citazione d’incipit, il mio progetto di ricerca vuole andare a studiare come un evento stressante, magari di per sé apparentemente innocuo, possa lasciare un segno nel nostro corpo e predisporci così ad affrontare diversamente tutte le varie situazioni, patologiche e non, che ci possono capitare nella vita, rendendoci in tal modo più vulnerabili a sviluppare malattie psichiatriche o di diversa natura.

Sto lavorando a questo progetto presso il laboratorio di Psicoimmunofarmacologia e malattie legate allo stress sotto la supervisione di Raffaella Molteni. Grazie all’utilizzo di modelli sperimentali, cerchiamo di capire quali siano i meccanismi tramite cui lo stress rende il nostro sistema nervoso centrale più suscettibile.

Nello specifico i bersagli delle nostre analisi sono il sistema immunitario, che è noto creare con lo stress un circolo vizioso di attivazione dei mediatori dell’ infiammazione e del danno ossidativo,  e le neurotrofine, tra cui il fattore neurotrofico cerebrale BDNF. Questa è una classe di proteine con un ruolo chiave nella proliferazione e nella cosiddetta plasticità dei neuroni, cioè la capacità del sistema nervoso di modificarsi e adattarsi in risposta a diversi stimoli, tra cui proprio lo stress.

Più mi interesso delle neuroscienze e del sistema nervoso centrale, più mi rendo conto di quanto il tutto sia complesso e sconfinato ma allo stesso tempo coerente e interconnesso.  Mi piace ricordarmi che, per quanti ostacoli ci possano essere nella vita di un ricercatore, stiamo tutti lavorando per raggiungere un unico grande obiettivo e, a parer mio, uno tra i più virtuosi possibili: la salute e il benessere dell’uomo. E in questo contesto spero davvero che il mio lavoro possa contribuire, anche se in minima parte, a questo fine.


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