Trasportatori di vitamina B2 come target antitumorali: coniugare approcci computazionali con tecniche sperimentali

Uno dei tratti caratteristici delle cellule tumorali è l’aumento del dispendio energetico, fondamentale per mantenere il loro elevatissimo ritmo di replicazione, a cui è associata una maggiore richiesta di nutrienti. Per soddisfare questa necessità, nelle cellule tumorali si assiste a un aumento della sintesi di numerose proteine espresse da molteplici geni rispetto ai loro valori fisiologici, fenomeno comunemente noto come sovraespressione.

In diverse cellule tumorali si possono osservare svariati pattern di sovraespressione, tutti accomunati da un’aumentata sintesi di proteine di trasporto posizionate sulla membrana cellulare, necessarie per permettere l’ingresso dei nutrienti nella cellula. Tra queste proteine, la superfamiglia dei Solute carrier (SLC), composta da più di 60 sottofamiglie in grado di trasportare specifiche molecole o ioni, presenta diversi aspetti interessanti.

Tra i membri SLC, negli ultimi anni, i traportatori della vitamina B2, o riboflavina, chiamati spesso RFVT (RiboFlaVin Transporters), stanno attirando l’attenzione come promettenti bersagli per lo sviluppo di nuove terapie antitumorali. Nell’uomo, sono stati identificati tre di questi trasportatori, molto simili tra loro per struttura e funzione, ma espressi a livelli differenti nei diversi tessuti. Questi diversi livelli di espressione si ripresentano anche nelle diverse cellule tumorali. In particolare, RFVT3 è il trasportatore per la riboflavina maggiormente sovraespresso nelle cellule tumorali studiate.

Questo aumentato interesse è dato dal ruolo che i due principali derivati della vitamina B2 (FMN e FAD) hanno nella respirazione cellulare e nella produzione di energia. Essi sono infatti cofattori fondamentali nella catena di trasporto degli elettroni, processo attraverso il quale vengono prodotte molecole di ATP. Per questo, è noto che un apporto di vitamina B2 in cellule tumorali porti a un aumento della loro proliferazione. Allo stesso tempo, un silenziamento del gene che esprime il trasportatore RFVT3 è associato a una diminuita proliferazione e aumentata morte cellulare.

Al momento, poco è noto sulla struttura e sulle modalità di riconoscimento di questi trasportatori, ma le ricerche in merito stanno aumentando negli ultimi anni. Coniugare studi computazionali, che approfondiscano la modalità di riconoscimento della riboflavina, con studi su cellule e in modelli di malattia per meglio comprendere la biochimica di queste proteine potrebbe permettere di identificare degli inibitori. Molecole con questa attività contribuirebbero a ridurre l’ingresso di vitamina B2 nelle cellule tumorali, con un promettente effetto antitumorale.


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