Le vescicole extracellulari e le componenti dell’aterosclerosi

Ciao a tutti, mi chiamo Maria Francesca Greco e sono al primo anno di dottorato in Scienze Farmacologiche Biomolecolari, Sperimentali e Cliniche presso l’Università degli Studi di Milano. I principali obiettivi del mio progetto di ricerca sono quello di valutare il ruolo delle vescicole extracellulari nel contesto dell’aterosclerosi e come la proteina PCSK9 (proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9) possa influenzare le proprietà di tali vescicole. 

Le vescicole extracellulari rappresentano una popolazione eterogenea di particelle delimitate da un doppio strato fosfolipidico e sono secrete nello spazio extracellulare. Dalle cellule da cui originano traggono acidi nucleici, proteine e lipidi e non hanno una capacità replicativa.  Sono comunemente classificate in tre sottotipi sulla base della loro origine, dimensione e biogenesi e si dividono in: esosomi, microvescicole e corpi apoptotici.

Nello specifico gli esosomi originano attraverso la via endosomiale e sono rilasciati mediante la fusione dei corpi multivescicolari con la membrana plasmatica. Essi rappresentano il sottogruppo più piccolo di vescicole extracellulari, con dimensioni comprese tra i 30 e i 100 nm. Le microvescicole sono generate mediante la gemmazione della membrana plasmatica e le loro dimensioni vanno da 200 nm a 1000 nm. La loro composizione riflette quella della cellula madre più da vicino rispetto alla composizione della membrana degli esosomi. Infine i corpi apoptoicici, le cui dimensioni sono comprese tra i 1000 nm e i 4000 nm, vengono rilasciati come “blebs” da cellule in apoptosi.  

Le vescicole extracellulari sono importanti mediatori nella comunicazione intercellulare, con un ruolo chiave sia nei processi fisiologici che patologici. Infatti nel caso delle malattie cardiovascolari, il loro numero, contenuto e la loro origine possono fornire informazioni utili sulla fisiopatologia. Le vescicole extracellulari possono svolgere un ruolo nei passaggi chiave dell’aterosclerosi, compresa la disfunzione endoteliale (promuovendo l’espressione delle molecole di adesione di superfice VCAM1 e ICAM1) e l’infiammazione della parete vascolare. 

Per esempio le cellule endoteliali, che compongono la normale parete arteriosa dell’intima, producono aumentate quantità di vescicole extracellulari quando sono stimolate da citochine infiammatorie, e quando le vescicole extracellulari provengono da piastrine, monociti e altri tessuti possono interagire con le molecole di adesione presenti sulla loro superficie o con le altre cellule stesse, ad esempio a livello delle cellule muscolari lisce, influenzandone la proliferazione, il fenotipo, la migrazione e l’adesione. 

In tale contesto risulta interessante studiare se le vescicole extracellulari possono essere un mediatore degli effetti pleiotropici di PCSK9. Infatti questa proteina, espressa principalmente nel fegato e coinvolta nella regolazione della colesterolemia LDL, svolge un ruolo diretto nel processo aterosclerotico, promuovendo l’infiammazione e la disfunzione endoteliale, almeno nei modelli murini. E nel caso delle cellule muscolari lisce, PCSK9 ne influenza positivamente la differenziazione, la migrazione e la proliferazione.

Quindi capire come PCSK9 possa influenzare le proprietà delle vescicole extracellulari in termini di proprietà biologiche e contenuti potrebbe giustificare gli eventuali effetti pleiotropici di PCSK9 nell’ambito dell’aterosclerosi.


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Una risposta a “Le vescicole extracellulari e le componenti dell’aterosclerosi”

  1. […] Sperimentali e Cliniche presso l’Università degli Studi di Milano. Come spiegato nel post precedente, l’obiettivo del mio progetto è stato quello di valutare l’effetto della proproteina […]

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