Solo il tempo guarisce tutte le ferite? Dall’alveare arriva un nuovo alleato

Si dice che il tempo guarisca tutte le ferite. Al di là della saggezza popolare, il tempo gioca sicuramente un ruolo fondamentale, ma esistono prodotti di origine naturale, ambito di studio della Farmacognosia, che possono aiutare a raggiungere più rapidamente una miglior guarigione. Uno di questi è la propoli.

Propoli: sostanza resinosa elaborata a partire da resine ed essudati vegetali mescolati con cere ed enzimi (immagine gentilmente concessa da 3Bee)

La propoli è uno dei rimedi cardine dell’apiterapia, una branca delle medicine complementari ed alternative, si distingue dal miele e pappa reale, e consiste in una sostanza resinosa elaborata dall’ape europea (Apis mellifera, Linnaeus 1758) a partire da resine ed essudati vegetali provenienti da diverse specie botaniche, mescolati con cere ed enzimi. Le api bottinatrici raccolgono le resine in apposite tasche presenti sulle zampe posteriori e le riportano all’alveare dove vengono trasformate per essere utilizzate come disinfettante per l’alveare ed agente sigillante per richiudere fessure e rafforzare la struttura dei favi. Si tratta di un processo laborioso, che richiede un gran dispendio di energia dal momento che le api bottinatrici necessitano dell’aiuto di altre operaie per depositare e processare il loro carico. Dunque, cosa spinge le api a profondere così tanto impegno?

In virtù della peculiare organizzazione sociale, dal punto di vista biologico uno sciame di api può essere considerato un “superorganismo”, ovvero una sola entità composta da migliaia di individui strettamente interdipendenti. Nonostante il comportamento sociale possa essere un vantaggio, d’altro canto richiede ingenti investimenti, in particolare per via dell’aumentata probabilità che si diffondano malattie causate da patogeni che sfruttano l’elevata densità di popolazione a loro favore. Le api combattono strenuamente la loro battaglia attraverso difese individuali e sociali e, come diverse specie all’interno del regno animale, hanno evoluto la capacità di raccogliere sostanze antimicrobiche dall’ambiente. Varie specie botaniche secernono infatti resine, essudati complessi con proprietà antimicrobiche, per proteggere gli apici vegetativi e le giovani foglie, e la loro raccolta costituisce per le api una difesa immunitaria a livello di colonia, tanto che l’ambiente che viene a crearsi all’interno dell’alveare influenza a livello di espressione genica il sistema immunitario delle api stesse, mantenendolo a riposo.

Come può, quindi, l’uomo imparare da questi laboriosi insetti e utilizzare i loro prodotti per migliorare il proprio benessere e trovare un rimedio naturale per patologie minori?  L’attività biologica della propoli dipende in primo luogo dalla composizione chimica, la quale a sua volta varia in relazione all’origine geografica, al clima, alle condizioni ambientali, alla stagione di raccolta e, non ultime, alle fonti da cui le api bottinano le resine. Numerosi chemotipi di propoli sono stati classificati sulla base della loro origine botanica e comprendere la loro diversità chimica è imprescindibile e di fondamentale importanza per comprenderne gli effetti. Nelle regioni temperate, le principali fonti di resine sono alberi di pioppo (Populus spp.), betulla (Betula spp.) ed ontano (Alnus spp.). Nelle regioni tropicali, invece, le fonti principali sono i fiori di Clusia spp.e specie arboree quali Baccharis dracunculifolia DC. e Dalbergia ecastaphyllum (L.)Taub, da cui originano le propoli raccolte in Brasile, definite sulla base del loro colore marrone, verde e rosso rispettivamente. Proprio queste varianti di propoli brasiliana, ancora poco conosciute e caratterizzate da una composizione atipica rispetto a quelle comunemente disponibili, hanno destato l’interesse del Laboratorio di Farmacognosia e sono attualmente in studio per valutarne l’effetto nell’ambito della guarigione delle ferite cutanee. La propoli è infatti dotata, come già detto, di spiccate proprietà antimicrobiche, ma possiede anche riconosciuti effetti antinfiammatori, contrastando l’attivazione del fattore NF-κB, ed antiossidanti. E non solo, dalle nostre più recenti scoperte sembra che la propoli possieda altre proprietà benefiche.

La guarigione delle ferite cutanee è un processo dinamico, che richiede l’intervento ben orchestrato di attori cellulari e non, in una cascata di eventi parzialmente sovrapposti il cui fine ultimo è riguadagnare l’integrità dell’area lesionata. Man mano che ciascuna fase di questo processo viene studiata in maniera sempre più approfondita, emerge prepotentemente il ruolo che l’ossigeno ha in tali eventi, tanto che la sua ridotta disponibilità, o ipossia, che caratterizza la zona centrale delle lesioni, costituisce uno dei più potenti stimoli per la proliferazione delle cellule che andranno a riparare il danno. Alcuni studi condotti nel nostro laboratorio, grazie al contributo della Fondazione Cariplo, hanno confermato il ruolo fondamentale dell’ossigeno nel modulare il metabolismo delle principali popolazioni cellulari che compongono la cute. Le risposte ad una limitata disponibilità di ossigeno vengono mediate all’interno della cellula da un fattore di trascrizione principe, noto come hypoxia inducible factor (HIF), il quale è in grado di attivare a livello genico un programma mirante al recupero della funzionalità del tessuto, attraverso la ricostruzione dei vasi sanguigni, la sopravvivenza cellulare, la sintesi di una matrice provvisoria che possa tamponare la ferita. Alcuni farmaci di sintesi in grado di stimolare questa risposta sono già in studio, con effetti così promettenti che in un modello animale si è osservata persino la rigenerazione del tessuto danneggiato. Ed è proprio su HIF che anche le propoli brasiliane sembrano poter agire per portare ad una guarigione rapida ed efficace.

Il compito del Laboratorio di Farmacognosia sarà ora proprio quello di approfondire questo meccanismo d’azione, per poter dare un fondamento scientifico all’utilizzo della propoli in questo ambito e, perché no, magari portare in un futuro non troppo lontano allo sviluppo di medicazioni e prodotti innovativi miranti ad utilizzare tutta la forza della Natura per la guarigione delle lesioni cutanee.

Commenti

Una risposta a “Solo il tempo guarisce tutte le ferite? Dall’alveare arriva un nuovo alleato”

  1. […] farmacologico della propoli, un prodotto apistico che ho già avuto modo di presentare in un precedente post relativamente alla guarigione delle ferite […]

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